Frazionamento abusivo del credito: Cassazione 2025
Frazionamento Abusivo del Credito e giusto processo
Frazionamento abusivo del credito e giusto processo – La Sentenza della Cassazione 2025 sul frazionamento del credito – Recupero crediti e giusto processo
La sentenza n. 7299/2025 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite si pronuncia in materia di frazionamento abusivo del credito e giusto processo, aprendo nuove prospettive interpretative, sia sul versante processuale sia su quello sostanziale, e contribuendo a delineare un equilibrio più maturo tra il diritto di azione del creditore e l’esigenza di contenere comportamenti processuali distorsivi. Nelle pagine che seguono, esamineremo gli snodi fondamentali di questa vicenda.
Frazionamento abusivo del credito e giusto processo: cos’è il frazionamento abusivo del credito
Il rapporto tra l’esercizio del diritto di azione e la necessità di preservare il corretto funzionamento della giustizia è spesso molto delicato. In questo alveo si colloca il tema del frazionamento abusivo del credito, che si verifica quando il creditore suddivide in più domande giudiziali (o in più decreti ingiuntivi) un credito unitario, senza un reale interesse meritevole di tutela a giustificare tale scelta.
Per comprendere le ragioni di fondo, è utile partire da un inquadramento generale. Il principio per cui il frazionamento del credito può trasformarsi in un abuso del processo affonda le sue radici in due coordinate principali:
- La tutela dell’efficienza e della ragionevole durata del processo: il frazionamento ingiustificato comporta un aumento del carico giudiziario, moltiplicando controversie aventi oggetto sostanzialmente identico o connesso.
- Il dovere di lealtà e probità processuale: i codici di rito, così come la giurisprudenza, valorizzano il comportamento leale delle parti. Chi agisce in giudizio frazionando il credito rischia di porre in essere un comportamento elusivo, mirato a ottenere vantaggi procedurali o a mettere la controparte in difficoltà.
La Corte di Cassazione, nel corso degli anni, si è occupata varie volte della questione, arrivando a elaborare un principio saldo: quando manca un motivo oggettivamente apprezzabile per frazionare la tutela giudiziaria di un credito che avrebbe potuto essere azionato in un unico procedimento, ci troviamo in presenza di un potenziale abuso.
Recupero crediti e frazionamento abusivo del credito – La vicenda processuale
La recente sentenza n. 7299/2025 offre un esempio concreto di come tali principi vengano applicati. La vicenda prende le mosse dalla controversia tra un Poliambulatorio e un’ASL. Il Poliambulatorio aveva richiesto, tramite separati decreti ingiuntivi, il pagamento di diverse mensilità dovute per prestazioni sanitarie.
Il Tribunale aveva accolto l’opposizione dell’ASL, giudicando illegittimo il frazionamento, sul presupposto che il credito fosse unitario e che non sussistesse un interesse oggettivamente apprezzabile a frazionarlo.
La Corte d’Appello di Napoli aveva confermato questa posizione, richiamando i precedenti della Corte di Cassazione (in particolare, la nota sentenza a Sezioni Unite n. 23726/2007).
Di fronte alla conferma di secondo grado, il Poliambulatorio ha deciso di rivolgersi alla Suprema Corte, lamentando principalmente che:
- Non fosse stata adeguatamente valutata la ragione di fondo per cui aveva scelto di proporre ricorsi separati, ossia il timore di superare i tetti di spesa per la mensilità di novembre 2008.
- La conseguenza dell’improponibilità della domanda in caso di frazionamento accertato avrebbe comportato la perdita definitiva del diritto, in violazione del principio del giusto processo.
L’evoluzione giurisprudenziale in Tema di Frazionamento abusivo del Credito
La giurisprudenza della Corte di Cassazione sul frazionamento abusivo del credito ha attraversato diverse fasi, riflettendo l’evoluzione del sistema processuale civile italiano e, più in generale, un progressivo affinamento del concetto di “abuso del processo”.
- Sentenza a Sezioni Unite n. 108/2000: per la prima volta, la Cassazione ha rimarcato la necessità di ancorare il frazionamento del credito a un interesse oggettivamente rilevante, pena la declaratoria di improponibilità.
- Sentenza a Sezioni Unite n. 23726/2007: ha dato ulteriore slancio all’idea che il frazionamento immotivato dell’azione processuale costituisca abuso del processo. L’obiettivo era quello di evitare che i creditori, con mosse calcolate, potessero sfruttare i tempi o le dinamiche processuali a proprio vantaggio, arrecando un pregiudizio alla controparte e al sistema giudiziario.
- Sentenze gemelle n. 4090 e 4091/2017: hanno precisato che l’interesse oggettivo alla tutela frazionata non può essere meramente ipotetico. Deve essere circostanziato e, soprattutto, verificabile. Se manca, si apre la strada alla sanzione dell’improponibilità.
A fronte di questo quadro, la sentenza n. 7299/2025 rappresenta un’ulteriore tappa di una linea interpretativa che, pur mantenendo fermo il principio cardine di contrastare l’abuso del processo, introduce delle “valvole di compensazione” laddove la stretta applicazione del divieto rischierebbe di generare risultati eccessivamente punitivi, come la totale estinzione del diritto del creditore.
I principi Enunciati dalle Sezioni Unite: il Valore Costituzionale del Giusto Processo e il frazionamento abusivo del credito
Il punto nevralgico della sentenza n. 7299/2025 risiede nella volontà di coniugare il contrasto all’abuso del processo con i principi costituzionali del “giusto processo” e della tutela effettiva dei diritti. La Consulta, e di riflesso la Cassazione, da tempo ribadiscono che l’art. 24 della Costituzione (diritto di difesa) e l’art. 111 (giusto processo) non possano essere interpretati in modo da comprimere eccessivamente la posizione sostanziale del creditore.
In altre parole, la sanzione per il frazionamento abusivo non può tradursi sistematicamente in un “non luogo a procedere” che priva il creditore di ogni tutela, specialmente se parte del credito è già stata oggetto di una pronuncia passata in giudicato. È in questa direzione che le Sezioni Unite, pur confermando la piena rilevanza del principio di non frazionabilità del credito in assenza di un interesse specifico, introducono un criterio di proporzionalità nella reazione dell’ordinamento:
- Se la domanda può essere ancora proposta in maniera unitaria, perché non si è formato alcun giudicato su una frazione del credito, il giudice deve dichiarare l’improponibilità dell’azione frazionata, lasciando al creditore la possibilità di riproporre unitariamente la domanda.
- Se, invece, una frazione del credito è già coperta da giudicato (come nel caso del Poliambulatorio), la pronuncia di improponibilità sull’altra frazione comporterebbe la perdita definitiva del diritto. In tal caso, prevale l’esigenza di tutelare in qualche misura il creditore, pur riconoscendo l’abuso del processo.
Recupero crediti e giusto processo – Conseguenze Processuali e Sostanziali: Improponibilità della Domanda vs. Decisione nel Merito
Uno dei contribuiti più significativi della sentenza n. 7299/2025 su recupero crediti e giusto processo è la chiara distinzione tra due possibili esiti dell’azione frazionata:
- Improponibilità della domanda: questa conseguenza si applica tipicamente quando non si è ancora prodotto un giudicato su uno dei segmenti del credito frazionato. In tale scenario, la linea guida delle Sezioni Unite è chiara: se il creditore non ha alcun interesse oggettivamente apprezzabile a dividere il credito in più parti, la domanda dovrà essere dichiarata improponibile, invitando il creditore a riproporre la pretesa in modo unitario.
- Decisione nel merito e regolamentazione delle spese di lite: qualora, invece, la proposizione unitaria dell’azione non sia più percorribile – in particolare quando parte del credito è già stata decisa con sentenza passata in giudicato – la Corte suggerisce che il giudice entri comunque nel merito della domanda rimanente. In questo caso, l’abuso del processo non determina la perdita totale del diritto, bensì si riflette principalmente sul piano delle spese processuali.
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